Intervista a CESARE GALLUZZO e GIORGIO TENTOLINI
di Elena Baldelli
Sono i due vincitori di Premio Nocivelli, categoria under e over 25, da settembre in giro per suggestive sedi bresciane, in mostra con gli altri finalisti della quarta edizione. In primis il Parco Comunale Lina ed Angelo Nocivelli, poi la Chiesa della Disciplina di Verolanuova e ora l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia dal 23 ottobre al 23 novembre 2012…
Breve intro. Tu. Il tuo lavoro
CG Il mio lavoro nasce dalle mie esperienze
e interessi, principalmente da ciò che leggo, dalle forme che mi incuriosiscono, dai luoghi, dall’architettura. L’obiettivo è la sintesi di tutto ciò. So che è molto ambizioso, ma tento di
scarnificare e ridurre al minimo le stratificazioni visive ma anche le parole, in modo da partire dall’irriducibile, fino a farle diventare un titolo, una chiave da assegnare all’immagine che
diventa una porta, un baule da aprire. Il processo di apertura deve essere poi individuale: ognuno trova il contenuto che vuole, che preferisce, che desidera alimentato dai propri ricordi ed
esperienze, così da trovare quella dimensione più intima che spesso non si considera. Nella profondità del vedere, infine, sta la somma di tutto il percorso, che può essere visivo e/o fisico e da
questo se ne trae la conoscenza per prove, emozioni, impressioni, fascino o anche distacco.
GT Sono
nato a Casalmaggiore (CR) nel 1978. Compio i primi studi in arti grafiche applicate presso l’Istituto d’Arte P. Toschi di Parma. Nel 1999 mi diplomo al corso di design e comunicazione “Università
del Progetto” di Reggio Emilia. Le prime mostre risalgono al 2002, ho sempre affiancato la mia ricerca artistica al lavoro di grafico e designer per riviste e case di moda, spesso i
linguaggi si sono mescolati, unendo la medesima ricerca. Da anni continuo la mia ricerca intorno al problema della rappresentazione della realtà, e della realtà attraverso il corpo e il
paesaggio, della sua composizione e ricomposizione ottica. I materiali vanno dal legno alla rete metallica, dalla carta alle proiezioni luminose, ecc. La mia riflessione è volta a una diversa
fruizione dell’immagine fotografica, che diviene punto di partenza per la rilevazione del dato reale, sintetizzata e ricomposta successivamente attraverso rigorosi parametri geometrici.
Esperienza Nocivelli
CG Per me dover scegliere una sola opera per un Premio è una cosa un po’ difficile, perché essendo giudicato un solo “oggetto” e non il lavoro in generale, questo avrebbe
dovuto, a parer mio, avere una combinazione tra la mia ricerca e la sua libertà interpretativa. Volevo che si mantenessero aperte più strade possibili senza snaturare il mio oggetto/concetto, non
volevo di certo partecipare con un lavoro a caso. Sono consapevole di proporre un progetto molto minimale che, a volte, rischia l’impenetrabilità o di sembrare solo auto-referenziale, però ad un
Premio bisogna anche dare fiducia allo sguardo di ogni osservatore. Come dicevo prima, ogni mio lavoro, per quanto è possibile, vorrebbe suggerire un allargamento di qualsiasi orizzonte. Ho
partecipato senza esprimere desideri, senza aspettarmi di essere uno dei finalisti e tanto meno il vincitore della mia categoria.
GT Ne ho sentito parlare e ho potuto verificare dal sito la qualità dei progetti esposti nelle precedenti edizioni. Quindi ho aderito con sincero entusiasmo. L’esperienza, nel suo complesso, è assolutamente positiva sia dal punto di vista organizzativo che per la meravigliosa location rappresentata da Parco Nocivelli. Per questa occasione ho presentato una tecnica che avevo in mente da tempo ma che non avevo mai sviluppato prima. L’aver raccolto il consenso da parte della giuria e del pubblico, oltre ad esser stata una grande soddisfazione, mi è servito a consolidare il progetto.
Per ipotesi… Cos’è stato recepito del tuo lavoro?
CG Non ho mai aspettative particolari su cosa venga recepito del mio lavoro e, per s-fortuna, non si può essere a conoscenza di tutti i pareri! Credo che si debba essere
consapevoli che quando si consegna una propria opera al “mondo”, le sfumature dei giudizi, da quelli buoni a quelli cattivi, possono essere molteplici e li si devono comunque accettare. Spero,
che al di là di ciò si che vede, il lavoro presentato al Premio lasci avvertire anche ciò che è potrebbe sfuggire allo sguardo. S-piegare, titolo dell’opera, è un verbo, un’azione
diversa, un atto che precede gli istanti ultimi prima di un’esperienza. È un’immagine dei miei viaggi e dei pensieri che corrono, forse destinata anche lei a scomparire data la sua collocazione
spaziale dispersa e integrata sulla parete. In occasione del Premio Nocivelli ho riproposto quell’installazione su carta. Un carta s-piegata segnata da righe e pieghe regolari: in me, le
righe sono sempre vissute come una separazione, un confine, un astratto che genera spazio finito nel suo contrario. Riguarda un percorso veloce che si solca con uno sguardo, una mappatura di un
luogo rotondo. Ho sovrapposto degli incroci, delle croci che sono stelle, che è filo spinato. La carta piegata mi fa sempre pensare poi a qualcosa di nascosto, ad un segreto. Ad uno di quei
biglietti su cui ci si appunta qualcosa d’importante, una lettera. La mano che aggiunge un poco d’inchiostro, quel poco in più che crea la separazione, il confine e le informazioni.
GT È difficilissimo rispondere a questa domanda… potrei piuttosto dirti cosa spero sia stato percepito… ad ogni modo quando progetto un’opera, questa risulta una summa di componenti sia tecniche che formali: la scelta della tecnica, gli innumerevoli prototipi, la scelta del progetto sono di per se l’opera stessa. Il risultato finale ne è la conseguenza. Spero quindi che fuori si possa percepire la concentrazione e la ricerca che ci sta dietro…
Primo premio a cui partecipi o habitué? Perché partecipare…
CG No, non è il primo premio al quale partecipo, ho partecipato ad altri premi, a prescindere da quello che chiedono o che offrono. Ce ne sono moltissimi, ma pochi sono quelli
che propongono all’artista un percorso di crescita, cosa più importante, ben oltre il premio stesso. Ne esistono invece altri dove l’artista viene catapultato solo nel contesto del mero
commercio, ed è uno degli aspetti che mi interessa meno. Non sopporto le competizioni fini a se stesse. È di moda pensare che l’arte abbia mutato il suo percorso e molti pensano di essere grandi
innovatori senza fare conto con il nostro passato. Non si considera più il lavoro dei maestri come un punto di partenza dal quale creare una propria via, ma ci si accontenta così di immagini
banali, magre e senza senso. Purtroppo gli artisti con un lavoro più intimo, più silenzioso, non vengono spesso considerati, sono superficialmente valutati o, peggio, tristemente bollati
d’impersonalità e anonimia. Naturalmente non è un invito a non partecipare ai premi, ma al contrario a cercare quelli che aprono le prospettive migliori. Credo sia fondamentale per noi artisti
ampliare gli spazi di ricerca, anche nell’incontrare il giudizio della giuria di un premio. Bisogna far capire che l’arte è sempre un terreno fertile, coltivato o no, che staziona nelle menti di
tutti.
GT Partecipare ai concorsi è importantissimo, risulta un momento di confronto e l’occasione per mettersi in contatto con le diverse realtà e ampliare quindi il proprio raggio di
conoscenze. Sono stato segnalato anche in altre manifestazioni.
Premio Nocivelli
IV edizione
Esposizione 12 finalisti 2012
Accademia di Belle Arti SantaGiulia, Brescia
23 ottobre – 23 novembre
2012
Info: +39 030 7776718 - segreteria@premionocivelli.it