Rem tene, verba sequentur.
[Abbi padronanza dell’argomento, le parole seguiranno]
Gaio Giulio Vittore, Ars rhetorica
L’immagine e il suono stanno lottando duramente contro l’alfabeto, e stanno abbattendo in pochi anni un tiranno che ha governato per millenni. Temiamo che le nuove forme di comunicazione telematica audio/video possano portare a un allontanamento dalla scrittura, la spina dorsale della civiltà.
Questo smarrimento epocale è figlio di cambiamenti fulminei che una volta venivano accolti nell’arco di varie generazioni. Fino a qualche decennio fa, l’anziano racchiudeva in se stesso il patrimonio culturale di una comunità. Il vecchio sa per esperienza ciò che gli altri non sanno ancora, e i giovani hanno bisogno di imparare da lui. Il mutamento sempre più rapido di arti e costumi ha capovolto il rapporto tra chi sa e chi non sa: il vecchio diventa sempre più colui che non sa rispetto ai giovani che sanno, i quali sanno perché apprendono più facilmente. Non stiamo forse cercando le risposte giuste da chi dovrebbe invece porre quesiti?
Ho vissuto lo smarrimento epocale per il passaggio dall’analogico al digitale in prima persona; non pochi anni fa ormai, l’ho utilizzato come spina dorsale di una serie di opere legate alla trasfigurazione della parola scritta. Sono ricorso a sovrapposizioni di livelli di immagini per chiaroscuri, ma il tratto è sostituito dal carattere stampato; nel progetto ‘Round Midnight, ad esempio, tali membrane testuali entrano in dialogo con altre discipline artistiche e musicali, come la fotografia e il jazz. Questi è un genere che rifiuta il pentagramma, la “parola scritta” della musica, e che dunque recupera alcune caratteristiche della parola orale, ovvero l’improvvisazione e l’irripetibilità.
Visti quei tempi, visti questi… meglio abituarcisi.