Genomi - spazi non identificativi umani
Tentolini con indole eclettica e versatile, rievoca i suoi vissuti in ogni azione. E’ quindi il suo un meccanismo basato sulla memoria, una memoria non tanto visibile quanto di sensazione. La sua arte fatta di assemblamenti, di confusione razionalizzata arriva all’occhio dello spettatore dopo infiniti passaggi di pulizia, privilegiando quegli elementi che possono assumere una funzione simbolica.
“Genomi” o “Spazi non-identificativi umani” come la si potrebbe anche chiamare va ad agire ancora una volta sul suo passato. Lo fa toccando le note dei suoi sentimenti, i legami, le emozioni vissute, quelle intuite o fruste, evocate da quanti in qualche modo hanno sfiorato, improntato o segnato la sua esperienza vitale. Attraverso la percezione di un unico volto narra una storia, la sua stessa storia. Con la fredda e attenta sovrapposizione di volti diversi, ci rende attuale il suo sentire: un quasi delirante tentativo di inglobare in sé chi è diverso da sé, non essendo nessuno di essi, ma reso somigliante a ciascuno. Sembra di poter ritrovare nell’opera un sentimento di non appartenza, contraddetto pero‚ dall’ossessiva ricerca di un’affettività rubata nei segni dei volti dei sui ritratti.

Roberto Cazzolla

03-05-2006