L'uomo che cammina

Premio Arti Visive San Fedele 2011/2012

 

E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE

 

23 maggio – 7 luglio 2012

Galleria San Fedele, Via Hoepli 3 a-b, 20121 Milano

Inaugurazione: 23 Maggio ore 18:00


mostra a cura di

Andrea Dall’Asta S.I.

Daniele Astrologo, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin McManus, Michele Tavola

 

giovani artisti presenti in mostra

Francesco Arecco, Mirko Canesi, Ettore Frani, Silvia Inselvini, Ayumi Kudo, Marco La Rosa,

Elisa Leonini, Mikayel Ohanjanyan, Alice Pedroletti, Antonio Piga, Paolo Richetti, Claudio Rivetti, Giorgio Tentolini, Aliza Veneziano, Lucia Veronesi

 

Primi tre artisti classificati
1. Marco La Rosa
2. Ayumi Kudo
3. Giorgio Tentolini

Premio Paolo Rigamonti 2009/10
Giorgio Tentolini

Menzione Speciale
 dei curatori-tutors
Aliza Veneziano

 

giuria Premio Arti Visive San Fedele Giovani Artisti 2011/12

Daniela Annaro, Tullio Brunone, Pierluigi Cerri, Cristina Chiavarino, Andrea Dall’Asta S.I., Rosella Ghezzi, Paolo Lamberti, Ada Masoero, Giuseppina Panza di Biumo, Giacomo Poretti, Alessandro Rubini e

Daniele Astrologo, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin McManus, Michele Tavola

 

giuria Premio Paolo Rigamonti 2011/12

Mauro Bianchini, Giorgio Braghieri, Andrea Dall’Asta S.I., Ruggero Montrasio, Gabriele Caccia Dominioni, Giovanni Pelloso, Giovanni e Aline Radice Fossati, Emilio, Maria Teresa e Michele Rigamonti

 

organizzazione mostra e redazione catalogo

M.Chiara Cardini

 

testi in catalogo di

Daniele Astrologo, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Andrea Dall’Asta S.I., Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin McManus, Michele Tavola

 

conferenze di

Francesco Erbani, Silvano Petrosino, Jean-Pierre Sonnet, S.I.,Bartolomeo Sorge S.I.

 

progetto grafico

Donatello Occhibianco

 

allestimento

Umberto Dirai

 

ringraziamenti

Famiglia Rigamonti

 

 

 


L'uomo che cammina

2012

3 reti in pvc incise a mano, fondale in cotone nero

280x100x30 cm

 


Un viaggio senza fine

 

Una sagoma dai contorni umani. Un uomo? Forse un’ombra. Il dubbio rimane. Questa figura cammina lenta, sospesa e leggera, venendo incontro al nostro sguardo di spettatori carichi di attese e interrogazioni. Emerge dall’oscurità e anela ad un nuovo bagliore. Arriva palesandosi dal buio, per scomparire dissolvendosi nella luce. Un uomo trasfigurato il cui corpo si ritaglia attraversando una cortina di reti e teli. È Lazzaro.

Giorgio Tentolini pensa all’uomo resuscitato dal Cristo, il primo a tornare dopo il suo incontro, risorgendo, ad una nuova vita dopo la morte. Un’anima che torna ad abbracciare le proprie carni. L’artista ricorre a lui come metafora che indica il destino di ciascuno di noi.

In questa direzione si orienta la sua riflessione: il viaggio di cui ci parla diventa quello dell’uomo nella vita. Il percorso, lungo o breve, dell’individuale esistenza. Un uomo solo che vale per tutti. Un viaggio che per ognuno si compone comunque di esperienze diverse, ma che si conserva ugualmente carico di aspettativa verso quel qualcosa di più grande che è il mistero imponderabile dell’eterno. Speranza finale di ciascuno.

La sua non è una scelta iconografica semplice, eppure i materiali del suo lavoro, la perizia e la poesia della sua realizzazione, riescono a farsi forma intrigante e persuasiva; ci offre un’immagine reale e coinvolgente, non un’allucinazione o un miraggio vuoto e fatuo. Questo perché, in un’aura a-temporale, al centro mantiene come unico protagonista proprio l’uomo e la riconoscibilità del suo viaggio da e verso l’ignoto. Un uomo identificabile anche se intenzionalmente spogliato dalle sue contingenze materiali, una sagoma eroica e nuda, libera e sincera, eppure anche così tanto distinguibile nelle immagini della storia: si è detto di Lazzaro e troviamo anche – come ci suggerisce lo stesso artista – l’Adamo cacciato dall’Eden di Masaccio; le figure della fiumana di operai di Pelizza da Volpedo che cercano un riscatto in un futuro più radioso; La rivoluzione siamo noidi Beuys, L’homme qui marchedi Alberto Giacometti. Molti altri esempi affollano la nostra memoria incontrando la figura da lui proposta.Suggestiona molto una certa famigliarità con le immagini digitali contemporanee: forse, dentro quelle trame e orditi, si possono scorgere i pixel del mondo e della realtà virtuale che pare scalzare prepotentemente quella reale. Intravediamo allora l’identità di un uomo disumanizzato e la sua fragilità nel cedere alle lusinghe di nuovi demiurghi. Nella geometrizzazione delle forme, frutto di calcoli e alchimie matematico-informali, si vede un uomo a mosaico, computerizzato, fatto di piccoli pezzi che sempre celano il pericolo di dissolversi e svanire nel nulla. Senza lasciare traccia alcuna di sé dopo aver perduto la via. L’uomo di Tentolini rimanda allora anche alla debolezza dell’uomo contemporaneo, intrappolato nella falsità dell’artefazione, il cui destino di speranza rimane sempre quello di rimettersi a considerare il mistero più grande che pervade la sua vita e si svela alla sua morte. Non in un clima di angoscia apocalittica, ma con un desiderio di piena e forte consapevolezza.

Una figura umana che si fa soglia, luogo di transito o transizione del nostro stesso essere. L’immagine che appare è pronta a sfuggire di nuovo, dal pellegrinaggio limitato della vita alla tappa di un viaggio molto più lungo. Nell’attesa di quella consapevolezza che si avvolge nel silenzio e di cui, nessuno mai, ha saputo darci testimonianza. Quella meta finale del viaggio che si risolve solo tra noi e l’assoluto cui saremo davanti. Tentolini parla di vita e morte, di principio e fine. Parla di rinnovamento e rinascita.Ci narra l’incessante viaggio esistenziale umano e, ricorrendo ad una rete, che stratificata lascia affiorare per maglie, sempre più larghe e libere, il contorno del suo soggetto facendolo sfuggire in superficie, ci suggerisce una figura più labile e immateriale.

Chi resta protagonista di questo rinnovamento della vita, di questa imperitura rinascita? Chi si ritrova protagonista di quel nuovo viaggio senza termine?

L’uomo o, forse, la sua anima, di cui Tentolini, ci offre già la sua possibile e labile impronta.

 

Matteo Galbiati

 

 


Testo  introduttivo ed esplicativo dell’opera presentata

 

A voler ridurre l’evento al suo primo livello di contenuti, lo spunto figurativo di partenza è “l’uomo che cammina”, o meglio la sua labile traccia disincarnata in una percezione distante, emotivamente neutra ma resa attenzionale dalla sensazione di avanzamento. 

 

I miei riferimenti li ritrovo nella storia dell’arte e nei Vangeli: mi piace iniziare questa ricerca dalla “Cacciata dal Paradiso Terrestre” del Masaccio,  l’uomo cammina e quindi abbandona una situazione di grazia, perde l’Eden e in questo cammino scopre anche la sua nudità. Ecco, il tema della nudità che è centrale in tutta la vicenda. Oppure ancora in maniera più decisa, nell’opera “Il Quarto stato” di Pellizza da Volpedo, questo uomo che cammina e procede nella direzione di un riscatto, di un movimento di liberazione verso il sol dell’avvenire; da leggersi subito in stretta relazione con un’altra età di rivolte, di tensioni sociali e di utopie e da qui, “La rivoluzione siamo noi” di Beuys. E non poteva mancare Alberto Giacometti, “L’homme qui marche”, con questa idea di tradurre in forma plastica le ombre, l’ombra dell’uomo.

 

Un altro importante spunto sono due versetti tratti dal Vangelo: 

43 gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!” 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con le bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: “Liberatelo e lasciatelo andare”. Giovanni 11

7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere di nuovo. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo spirito. Giovanni 3

 

Entrambi i versetti parlano di ri-nascita che, nella tradizione cristiana, è di fatto è il più importante dei viaggi, nonchè la meta. Ed è proprio lo spirito, reso nell’opera dal sovrapporsi delle reti, che nella sua vibrazione percorre, pervade e trasfigura il corpo umano. Così come il sudario che intrappola Lazzaro diventa una via d’uscita dal buio, verso una luce salvifica dove l’ultima traccia del corpo si rivela la soglia di una misteriosa cartografia dell’anima.

 

Giorgio Tentolini

 

 


Ringrazio di cuore Il professor Valer Rosa per i preziosi spunti iconografici;

Terenzio e la mia famiglia per l'aiuto nella realizzazione dell'opera


altre opere presenti in mostra

In cammino verso… le stelle

E quindi uscimmo a riveder le stelle. Il viaggio”. È questa la seconda tappa del percorso dei giovani artisti che hanno riflettuto sul tema del viaggio, tante volte declinato nella letteratura, nell’arte o nel cinema.

È sembrato importante approfondire questo tema. Viaggiare implica il riconoscere il proprio punto di partenza, il luogo in cui ci si trova e allo stesso tempo presuppone il fare emergere il desiderio di mettersi in cammino verso una meta, un obiettivo. Non si può restare fermi. Certo, occorre arrestarsi per riposare, per riprendere fiato, per valutare il percorso compiuto, ma poi bisogna ripartire. Occorre andare avanti, attraversando i diversi aspetti della vita, anche quelli più complessi e contraddittori. Mettersi in viaggio vuole dire chiarificare i propri obiettivi e domandarsi: verso dove sto andando?

Quali sono i desideri della mia vita e che cosa faccio per realizzarli?

In un mondo sempre più frammentato e senza ideali, è fondamentale chiedersi il senso del proprio viaggio.  Israele compiva il proprio viaggio verso una Terra promessa, Enea verso un luogo in cui fondare una città che sarebbe stata luogo di irradiazione di una grande civiltà, Cristo stesso era sempre in cammino, annunciando la buona notizia di un Dio che ama gratuitamente l’uomo. E noi, quale viaggio siamo in grado di intraprendere?


Diverse sono le modalità con le quali i giovani artisti hanno affrontato la tematica.  Marco La Rosa, per esempio, giunto primo classificato, con l’opera
 Il migliore dei mondi possibili, presenta una vera e propria riflessione filosofica. Attraverso un’installazione, mostra cinque particolari figure geometriche: i poliedri regolari, meglio conosciuti con il nome di solidi platonici, già citati dal Timeo di Platone. Non si tratta semplicemente di solidi geometrici, ma di figure cariche di fascino e di mistero. Sono solidi, certo. Tuttavia, presentano caratteristiche particolari. Sono solo cinque e inscrivibili in una sfera. Hanno facce, spigoli e vertici uguali. Il numero delle loro facce è tuttavia diverso, in una sorta di viaggio da ciò che è più complesso a quanto invece è più semplice. Non solo, nella cultura dell’Occidente, i poliedri sono stati associati ai quattro elementi fondamentali e alla quinta essenza, per essere poi assimilati alla struttura dell’universo e al moto dei pianeti…

Il materiale scelto per realizzare i solidi è il piombo, metallo molto resistente agli agenti corrosivi che ha un lento processo di ossidazione che ne altera continuamente la patina. Un viaggio compiuto dai metalli, in una loro continua trasformazione, dunque. I poliedri sono esposti in cinque teche dalle medesime dimensioni, quasi fossero stati pensati per una Wunderkammer. Tuttavia, variano le altezze, concepite secondo alcuni parametri, in relazione all’elemento fondamentale che rappresentano: l’universo, la terra, l’aria, il fuoco e l’acqua – oppure l’orbita dei pianeti ai quali sono associati (Saturno, Giove, Venere, Terra, Marte). Si tratta dunque di “pure forme” che permettono di compiere un viaggio complesso, nella filosofia, nella storia, nella nostra percezione, attraverso il cosmo…


Molto diverso è il viaggio che Ayumi Kudo, giunta seconda classificata, con un libro illustrato, 
 Il giromondo di Ayumi, compie attraverso 195 paesi del mondo. Nelle sue innumerevoli e bellissime illustrazioni, frutto di un grande lavoro, la giovane autrice giapponese fa emergere emozioni, speranze, nel desiderio di suscitare un sorriso a chi lo guarda. Per ogni paese è colto un tratto specifico dalla religione, dalle singole tradizioni. È un viaggio pieno di vitalità, di speranza e di dolcezza. In una sorta di grande festa collettiva, la giovane giapponese ci invita a eliminare le barriere tra i diversi popoli, nel riconoscimento di una fanciullezza comune, da cui riprendere un dialogo che troppo spesso si interrompe.


Completamente diversa è l’opera di Giorgio Tentolini, giunto terzo classificato e vincitore del Premio Rigamonti con il lavoro
 L’uomo che cammina. È un lavoro che elabora numerosi riferimenti artistici, da Masaccio a Pellizza da Volpedo, a Giacometti. È la rappresentazione di un giovane uomo nudo che avanza, deciso, come se si inoltrasse verso il futuro, in un viaggio per una presa di consapevolezza di se stesso, delle sue possibilità. È un viaggio alla ricerca di un senso, di un significato da dare all’esistere. Si dirige verso lo spettatore. Tuttavia, cosa vuole suggerirci? Che cosa ci sta dicendo? Il suo diritto a crescere, a solcare i sentieri della storia? L’opera è costituita dal sovrapporsi di numerose reti che, forate dall’autore, lasciano intravedere un corpo umano, trasfigurandone la figura e dando allo stesso tempo l’impressione di un continuo movimento. Il lavoro si presenta dunque come una sindone che dal passato raggiunge il nostro presente.


Ancora molto diverso è il viaggio che Aliza Veneziano, segnalata dai curatori, compie a San Salvi, ex-ospedale psichiatrico di Firenze. Se Dante, compiuto negli Inferi un viaggio attraverso le tenebre, ritrova le “stelle”, simbolo dell’armonia divina, la giovane fotografa ci fa sprofondare in questo “Inferno”, per rivelarci tuttavia un ordine, una bellezza. È come se attraverso la macchina fotografica tutto fosse trasfigurato. Da luogo di sofferenza il manicomio abbandonato si trasforma in spazio capace di sprigionare serenità e pace, come a suggerirci che le stelle possono essere ritrovate anche in un luogo carico di dolore.
I lavori degli altri artisti selezionati (Francesco Arecco
, Mirko Canesi, Ettore Frani, Silvia Inselvini, Elisa Leonini, MikayelOhanjanyan, Alice Pedroletti, Antonio Piga, Paolo Richetti, Claudio Rivetti, Lucia Veronesi), compiono ancora viaggi molto diversi grazie alla scultura, alla pittura, al video, a installazioni… Qualunque sia la tecnica, si tratta di viaggi che cercano di interpellarci sul cammino che stiamo compiendo nella nostra vita, invitandoci a riflettere quale percorso intraprendere.


Andrea Dall’Asta S.I.
Direttore Galleria San Fedele