Jeune fille


La jeune-fille è una menzogna che culmina nel viso

di Anna Lisa Ghirardi

Tentolini dà vita a rarefatte immagini, creando riscritture di luce. Sovrappone strati di materiali -acetato, carta, cartone, tulle, scotch, rete metallica- e svolge la lenta azione di levare sino a giungere a stratificazioni leggere e quasi impercettibili, sorta di bassorilievi in negativo. La genesi visiva della sua opera ha origine da un’immagine bloccata dalla fotografia e nel suo procedere segue i pieni e vuoti delle luci e delle ombre, in una ricerca che si fa metafora del ritmo e del senso dell’esistere. 

Costante è la meditazione sul tempo, esplorato sotto vari punti di riflessione: dall’agire dell’artista, allo scolorire dei contorni della memoria, al percorso a ritroso nella storia e nell’arte, all’osservazione della ciclicità della natura sino agli effetti delle trasformazioni del paesaggio urbano e ai mutamenti della società. Ogni esplorazione tematica è inscindibile dalla ricerca tecnica compiuta, infatti essa è per Tentolini sempre più di un medium, è legata alla poetica e costituisce un vero e proprio soggetto dell’opera. 

Il ciclo di lavori in rete metallica è ispirato al libro Elementi per una teoria della jeune-fille, scritto dal collettivo francese Tiqqun, il quale ha dato vita anche ad un’omonima rivista.

In questa serie la rete crea, da un lato, una gabbia in cui la figura è intrappolata, dall’altro costituisce un materiale malleabile rispetto ad ogni spinta e ad ogni pressione, diviene pertanto una sorta di metafora dell’esistenza della jeune-fille. Essa è il prodotto del capitalismo, è l’esito più radicale della trasformazione dei corpi in oggetti inoffensivi, è una consumatrice, ma nel contempo è un lussuoso bene di consumo; è un dispositivo estensibile a tutte le categorie sociali, assolutamente slegato da un concetto sessuato, che coinvolge necessariamente lo spettatore in una meditazione sconfinante dal mero mondo dello spettacolo e della moda. Caratterizzata da fattezze femminili per praticità di commercializzazione, è l’icona del cittadino modello, riformattato dal biopotere in un’immagine plasmabile, «è una menzogna che culmina nel viso».

Nelle opere metalliche sono raffigurati i volti e alcuni dettagli di corpi di modelle, mannequin non affermate, il cui nome appare quasi come un accessorio da didascalia che non ci dice molto di più sulla loro identità, la loro parvenza è infatti la loro sostanza; sono donne prigioniere della bellezza e destinate ad essere dimenticate. Sono figure di sapore Pop, ma nel contempo anti Pop, ovvero prodotti che si consumano in fretta senza avere nemmeno eco nell’immaginario collettivo. Nell’arte Pop c’era tempo per l’icona, ora il processo ha portato alle estreme conseguenze la crisi dell’antropocentrismo: l’immagine è assolutamente fugace e la soggettività del volto sovrapponibile a quella di molti altri ritratti.

«La jeune-fille è il presente, e forse già il passato, dell’uomo». Essa rappresenta la cattura nel meccanismo di assoggettamento, dove tutti siamo già in ritardo. Tra le maglie della rete le effigi intrappolate ci seducono, illudendoci di essere gli acquirenti di ogni prodotto, tra le maglie della rete si cela invero anche il nostro essere la jeune-fille stessa.


.12 / 2016 Collettiva/collective / "Tango, tarante, assenzio e recenti oblii."  - Galleria Per Capita Arte Contemporanea, Carpi (MO)

.10 / 2016 Collettiva/collective  "ARTEAM CUP 2016” cura di/curators Deianira Amico, Antonio D’Amico, Matteo Galbiati, Anna Lisa Ghirardi, Kevin McManus e Livia Savorelli  - Palazzo del Monferrato, Alessandria 

.09 / 2016 Collettiva/collective / "SHAKESPEARE La sostanza dell'uomo" a cura di/curator Guendalina Belli - Colossi Arte Contemporanea - Brescia

.09 / 2016 Collettiva/collective / "LAND | Emilia" a cura di/curators Francesca Baboni e Stefano Taddei - organizzata dalla galleria Tiziana Severi Arte Contemporanea con la collaborazione di Giorgia Beltrami - C9 | arte a corte a settembre, L’Ospitale di Rubiera (RE)