stratigrafie

titolo: STRATIGRAFIA
anno: 2012
tecnica: fogli di carta bianchi incisi a mano e sovrapposti
dimensioni 210x297 mm (con cornice 440x580 mm)


Così come la pellicola fotosensibile subisce l'impressione in base alla esposizione di una data quantità luce, in archeologia la stratigrafia - scienza che descrive gli strati geologici - dimostra che gli strati più profondi, sovrapponendosi nel tempo, sono i più antichi.

Ho concepito quest'opera partendo da questa similitudine: nel primo caso il chiaro scuro dato dal sovrapporsi di strati di luce, dall'altro la misurazione del tempo rilevata tramite l'analisi di forma, concatenamento, divisione e successione degli strati geologici.

Tecnicamente ho sagomato a mano e sovrapposto strisce in carta sulla base della rielaborazione digitale di un'immagine fotografica. Concettualmente ho voluto realizzare una sorta di scultura di luce in cui le zone di luce ed ombra dell'immagine fossero su piani differenti.

la scelta del soggetto sta ad enfatizzare il trascorrere spazio temporale, un uomo che cammina, che attraversa il tempo.

 

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.07 / 2013 Personale/solo / “Incorporeo” / Galleria 10.02!, via Volvinio 30, Milano / a cura di/curator Maria Rosa Pividori


.10 / 2012 Collettiva/collective / "PREMIO NOCIVELLI" Parco Nocivelli -  Verolanuova (BS) / la mostra è stata successivamente ripetuta all'interno della Chiesa della Disciplina - Verolanuova (BS) / Accademia S.Giulia - Brescia.

/ a cura di/curators Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Elisabetta Modena

 

Vincitore 1° premio over 25 sezione scultura - 1° premio assoluto.


 

IV EDIZIONE PREMIO NOCIVELLI - PRIMO PREMIO ASSOLUTO 

A Giorgio Tentolini è stato assegnato non solo il primo premio per la Scultura nella Sezione over 25 ma anche, in questa categoria, il Primo Premio Assoluto. 

La sua è un’opera complessa che denota una grande poeticità, una elaborata manualità tecnica, un uso originale dei materiali. 

La materia, d’affezione prima che d’applicazione, è la carta, notoriamente amata dagli artisti per le sue qualità che vanno dalla “purezza” alla facilità di manipolazione; ovviamente sono soprattutto i disegnatori e gli incisori che si concentrano su questo materiale, ma anche i pittori amano spesso questo supporto e non solo per i bozzetti; e gli scultori? Potrebbe sembrare che siano meno interessati alla carta se non per i “disegni di scultura”, settore che offre opere di eccezionale valore ma che non riguarda la sostanza fondativa della disciplina. Tentolini, invece, compie un passo ulteriore rendendo “plastica”, “corposa”, “massa”, la carta. 

Questa viene ridotta a sezioni con tagli a mano, infatti l’artista rifiuta l’uso del laser ritenuto, a ragione, strumento “freddo” ed “omologante” (cioè le parti tagliate si mostrerebbero tutti uguali, con un’asettica precisione); poi le sezioni cartacee vengono sovrapposte e si ha la “scultura”, che si presenta quasi fosse stata “scolpita” da un blocco di carta, invece che di marmo. In questo caso si tratta della sagoma di un uomo, frontale, una sorta di altorilievo, che, sebbene appaia con caratteristiche ieratiche, avanza verso lo spettatore, e, nonostante le piccole dimensioni, afferma tutto il suo potere e la sua forza. 

Che fa questo essere umano? Vuole uscire dall’opera per prendere vita, quella vera, pulsante? Oppure indica, come sempre fa l’arte, la possibilità? La possibilità dell’andare? Ma andare dove? Forse “lontano da dove”? O suggerisce soltanto l’azione di per se stessa, quindi senza mete o indicazioni definite? Così l’opera non solo è tutta nel tempo, ma ce lo indica proprio: l’immagine si dà nel suo procedere, perciò si suppone che tra un attimo non ci sarà più, così il presente è subito futuro che, a sua volta, è subito passato. In più le stratificazioni di carta appaiono come una tettonica degli elementi coscienti ed inconsci, di memoria e di desideri, di paure e di felicità, che appartengono, appunto “stratificati”, ad ognuno degli uomini. 

Se poi aggiungiamo che Tentolini, nella sua costruzione, riesce a creare un affascinante gioco di luci e di ombre che con il loro reciproco e continuo trascorrere segnano implacabilmente il tempo ciclico, così da rendere più “viva” la scultura, possiamo cogliere ancora meglio la liricità intensa dell’opera e la sua capacità di suscitare pensieri profondi sull’Essere e sull’apparire, sulla realtà e sull’impossibilità di afferrarla completamente. 

Giorgio Bonomi, Presidente della Giuria Premio Nocivelli 2012 


SEZIONE SCULTURA OVER 25 - PREMIO NOCIVELLI 

Viene da chiedersi, osservando un lavoro come quello proposto da Tentolini, quale possa essere oggi il destino della figurazione. Se puro stratagemma per attirare l’attenzione del pubblico più superficiale, se – al contrario – strumento di riflessione sul mondo, se espediente cui l’arte ricorre per rileggere, talvolta in maniera più astuta che profonda, la propria tradizione e la propria legittimità come mezzo di comunicazione. Fortunatamente, all’opposto di quanto capita con molta arte figurativa di oggi, con Tentolini arriva anche una risposta o, per meglio dire, una serie di possibili risposte. 

La figura di Tentolini richiama sì l’uso di ragionare per archetipi, per paradigmi, per stilizzazioni generalizzanti; ma non lo fa allo scopo di giocare sulla loro vaghezza e su quella generica validità del “pressappoco” che caratterizza tanta postmodernità: l’uomo, il suo profilo che emerge dalla superficie mettendola in crisi, entrando nel territorio mediale del rilievo attraverso il rovesciamento della pittura, è sì un significante di immediata riconoscibilità, ma è innanzitutto un significato. 

Il rilievo non consiste quindi in un virtuosistico gioco ottico – che risulterebbe poco più che decorativo una volta preso atto del virtuosismo – ma nella traduzione materiale, linguistica di un contenuto: questa figura umana viene avanti letteralmente, fuori dal linguaggio figurato che illustrerebbe, con pari efficacia, la descrizione di un trompe-l’oeil pittorico e quella di un dettaglio scultoreo aggettante. 

L’arte di Tentolini trova la propria motivazione profonda nella lettura sempre problematica di questo spazio, dove la sfida proposta allo spettatore non si limita al rebus – destinato a risolversi – ma consiste piuttosto in una continua, complessa e sempre parziale interrogazione. 

Come nei calligrammi, nella suggestiva lettura datane da Michel Foucault, comprensione dell’immagine e ricostruzione del processo realizzativo si negano a vicenda in un circolo vizioso che, invece di neutralizzare lo spettatore attraverso la comunicazione pura e semplice, lo attiva come soggetto osservante: percepire la figura significa rinunciare a seguirne l’articolazione spaziale, mentre leggere la minuta, delicatissima relazione tra i piani porta a sciogliere l’unità dell’immagine. 

Kevin McManus, Comitato della Giuria Premio Nocivelli 2012 

 

 

 

Ringrazio di cuore Terenzio e Maria per il prezioso aiuto nella realizzazione delle opere